Sai che in Italia il sogno di diventare ciclista professionista non va d’accordo con le cifre da capogiro del calcio? Il lavoro è duro, la rivalità è tosta, e la busta paga dipende tantissimo da chi sei dentro al gruppo. Il minimo fissato dall’UCI per un pro italiano in una squadra WorldTour oggi parte da circa 44.000 euro lordi l’anno. Sì, c’è chi porta a casa quel minimo e chi, invece, solo pochi scelti, arriva a stipendi di dieci o venti volte tanto.
Molti pensano che basti pedalare tra i pro per vivere bene, ma la verità è diversa: c’è chi fatica a mettersi via qualcosa dopo lo stipendio, fra spese di allenamento, viaggi e la vita da girovago sempre con le valigie pronte. Prima di pensare agli sponsor o alle vittorie da copertina, bisogna fare i conti con la realtà dei numeri: tantissimi ragazzi, anche forti, guadagnano un normale stipendio da impiegato, solo con più rischi e molti più sacrifici.
- Contratti base e stipendi minimi
- Differenze tra top rider e gregari
- Bonus, premi e guadagni extra
- Consigli per chi sogna una carriera su due ruote
Contratti base e stipendi minimi
Quando si parla di stipendio ciclista in Italia, la maggior parte delle persone resta sorpresa scoprendo le cifre ufficiali. Chi entra in una squadra WorldTour, cioè il massimo livello del ciclismo pro, oggi è tutelato da regole precise. Il salario minimo stabilito dall’UCI nel 2025 per i corridori di queste squadre è di 44.000 euro lordi all’anno se assunto come dipendente e 70.000 euro per chi ha un contratto da freelance (indipendente). Questa differenza c’è perché nei contratti da "partita IVA" il ciclista deve gestirsi assicurazione, tasse e contributi.
Scendendo nei team Professional, cioè la serie subito sotto il WorldTour, le cifre si abbassano a 27.000 euro lordi come dipendenti e circa 40.000 da indipendenti. Per i giovani "neo-pro", cioè chi firma il primo contratto pro, le minime partono da 32.000 lordi (WorldTour) e 25.000 lordi (Professional). In ogni caso, si parla di annualità, non di mesi o tappe, quindi stiamo parlando di un vero e proprio stipendio teorico, anche se spesso compensi e bonus possono cambiare la cifra alla fine dell’anno.
Le regole dei contratti sono piuttosto standardizzate: vengono stabiliti diritti e doveri, assicurazioni e, soprattutto, cosa succede in caso di infortunio. Un aspetto da tenere d’occhio: molti contratti includono il materiale tecnico ma non sempre rimborsano tutte le spese di spostamento e soggiorno se non si è ai livelli top.
Pochissimi al primo anno di professionismo superano i minimi stabiliti, a meno che non abbiano già vinto da under 23 o mostrato qualcosa di speciale. Le stesse regole valgono sia per uomini sia per donne, con la differenza che nel ciclismo femminile gli stipendi minimi sono quasi la metà rispetto a quelli dei colleghi maschi, ma stanno crescendo anno dopo anno grazie alle nuove regole UCI.
- WorldTour uomini: 44.000 € lordi (dipendenti), 70.000 € (freelance)
- Professional uomini: 27.000 € lordi (dipendenti), 40.000 € (freelance)
- Neo-professionisti: da 25.000 a 32.000 € lordi
- WorldTour donne: 32.100 € lordi per chi firma nel 2025
Insomma, prima di pensare a yacht e auto di lusso, meglio farsi i conti: la base di partenza resta nella fascia degli stipendi normali, con tanti obblighi e poche certezze sul futuro a lungo termine.
Differenze tra top rider e gregari
Quando qualcuno cita i guadagni nel ciclismo professionista italiano, spesso si pensa subito ai grandi nomi che fanno parlare di sé al Giro d’Italia o al Tour de France. Ma gli stipendi cambiano tantissimo tra un top rider (quelli che vincono corse e fanno notizia) e i gregari, cioè chi lavora nell’ombra aiutando il capitano di turno.
I top rider nei team WorldTour italiani di solito prendono dai 500.000 euro fino a più di 2 milioni l’anno. Parliamo di gente come Vincenzo Nibali, Filippo Ganna o Elia Viviani quando erano al massimo della carriera. Per alcuni big internazionali le cifre possono salire ancora grazie a bonus e sponsor personali.
Dall’altra parte ci sono i gregari, quelli che tirano il gruppo, portano le borracce e faticano per far vincere il leader. Qui gli stipendi restano spesso vicini al minimo: tra 44.000 e 70.000 euro lordi l’anno, con qualche eccezione solo per chi si specializza in ruoli decisivi (tipo i velocisti-lanciatori o i migliori scattisti in salita).
La differenza si fa ancora più netta se si scende nei team Professional, dove sia leader che gregari raramente superano i 25.000-35.000 euro. In queste squadre si punta spesso su giovani in cerca di visibilità o corridori esperti a fine carriera.
La vera chiave? Nel ciclismo, contano i risultati. Chi porta a casa tappe importanti diventa appetibile per sponsor e squadre internazionali, e la paga cresce (magari grazie a un agente). Chi resta nell’ombra, invece, si deve accontentare dello stipendio base e dei rimborsi spese. Ecco perché non basta ‘essere nei pro’ per pensare di essere sistemati a vita.

Bonus, premi e guadagni extra
Quando si parla di guadagni nel ciclismo professionista, lo stipendio base spesso non racconta tutta la storia. I bonus e i premi fanno la vera differenza, soprattutto per chi riesce a farsi notare in gara.
Ogni tappa vinta nei grandi giri come il Giro d’Italia porta premi che variano dai 11.000 ai 13.000 euro netti per il primo classificato. Il vincitore della classifica generale? Porta a casa almeno 265.000 euro. Non male per tre settimane di pedalate, ma arrivarci è davvero per pochi. Nell’arco della stagione, ogni gara ha la sua "posta in palio", anche nelle corse minori, dove una vittoria di tappa può valere tra 1.500 e 2.500 euro.
Ecco una tabella con i premi principali del Giro d’Italia nel 2024:
Posizione/Evento | Premio (€) |
---|---|
Vittoria tappa | 11.010 |
Vincitore classifica generale | 265.668 |
Maglia ciclamino finale | 10.000 |
Maglia azzurra finale | 5.000 |
Maglia bianca finale | 10.000 |
C’è da dire però che questi soldi non sempre finiscono tutti nelle tasche di chi vince. Nelle squadre di ciclismo, i premi vengono spesso divisi tra tutti: capitani, gregari, e persino staff tecnico. Così, vincere una tappa magari ti porta meno di quello che pensavi, ma crea unità nel gruppo e aiuta chi magari non sale mai sul podio.
Non ci sono solo i premi in gara. Gli sponsor sono una fonte chiave per il stipendio ciclista. I ciclisti di punta possono strappare contratti personali con aziende di bici, abbigliamento, integratori e orologi che fanno salire di molto i guadagni. Un esempio: un corridore noto può beccare extra da 10.000 fino a 100.000 euro l’anno, a seconda del marchio e della popolarità.
Altri guadagni extra arrivano da show, criterium post-gara, e comparsate: qui le cifre vanno da semplici rimborsi spese fino a 2.000-5.000 euro per i ciclisti più famosi, solo per presentarsi alla partenza di una corsa evento.
Insomma il ciclismo è uno sport dove chi sa farsi notare e stringere le giuste collaborazioni può migliorare parecchio la propria situazione economica. Ma per la maggior parte, la strada per i grandi guadagni non è mai facile né scontata.
Consigli per chi sogna una carriera su due ruote
Se pensi che vivere da ciclista sia tutto lustrini, faccine sorridenti sul podio e soldi facili, c’è da rivedere un attimo tutto. Arrivare in alto è dura e ci vogliono testa, pazienza e un sacco di costanza. Il primo consiglio è non puntare tutto subito solo sul risultato: qui si corre per anni prima di strappare un vero contratto.
Quello che non ti dicono spesso è che mangiare bene e riposare contano quanto gli allenamenti. Non basta solo farsi massacrare sulle salite ogni giorno. C’è chi spende anche 5.000 euro l’anno fra nutrizionisti, fisioterapisti e bici di qualità, specialmente tra gli Under 23 che vogliono farsi notare. Un altro aspetto: impara l’inglese. Ormai quasi tutte le squadre pretendono almeno la base. Vero che qui parliamo di stipendio ciclista, ma chi parla due lingue fa più facilmente strada e firma contratti migliori.
Occhio anche al lato economico: prima di firmare, leggiti il contratto o fatti aiutare da qualcuno che ne capisce. Troppi si ritrovano a correre quasi gratis, attirati solo dalle promesse. E tra ex dilettanti ne senti parecchie di queste storie.
- Non saltare la scuola: serve sempre un piano B, pure se vai forte.
- Cerca uno sponsor personale già da junior: che sia un negozio o una piccola azienda, un aiuto economico ti salva tante volte.
- Gestisci i social senza esagerare: pubblicità sì, ma la testa sulla corsa.
- Chiedi consiglio ai veterani nelle categorie giovanili: sono la fonte più sincera.
Secondo Filippo Pozzato, storico campione italiano su strada, la parte più difficile non è solo arrivarci, ma restarci tra i pro:
"Il salto nel professionismo è uno shock, ma poi ogni anno devi dimostrare che ci meriti di stare. Non mollare quando va storto, perché la svolta arriva quando meno te lo aspetti."
Fare il ciclista in Italia è ancora un mestiere per chi non ha paura della fatica, ma anche chi si organizza bene fuori dalla corsa gioca in vantaggio. Il talento serve, ma non basta. Curarsi, farsi vedere, investire in sé stessi e non perdere il contatto con la realtà: questi sono i veri segreti.